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12. Con Garibaldi nel cuore

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In questo palazzo si sviluppò la prima attività industriale del Castello, grazie ai fratelli Bevilacqua, originari del Trentino. La loro tipografia infatti, avviata da pochi anni in altra sede, fu qui trasferita nel 1886, al piano terra opportunamente adattato, cui presto si aggiunse nel cortile, sul lato rivolto alla campagna, il capannone della prima foto, ora scomparso: nei locali in facciata rimasero gli uffici. Si tratta oltretutto di una dimora storica, che conserva ancora tre sale con affreschi di tema mitologico risalenti al Seicento, segno di una particolare posizione di prestigio nell'ambito del borgo. Non si sa però a chi appartenesse allora.

Di Paolo Bevilacqua, il fratello minore, esiste al Museo del Risorgimento di Bologna una foto da giovane, con la giubba garibaldina e lo sguardo pensoso del futuro: si era subito dopo la battaglia di Mentana, cui aveva partecipato da volontario rimanendo ferito. Roma era ancora sotto il Papa. L'Italia quasi c'era, gli Italiani chissà. Divenuto imprenditore, dimostrò di saperci fare e dette grande impulso alla tipografia, specializzandola proprio in pubblicazioni e forniture ad uso dei Comuni italiani, prima che l'attività passasse, nel 1933, qualche anno dopo la sua morte, ai Lombardini.

A quel tempo comunque il palazzo era in cattive condizioni e poco dopo si pensò a un rifacimento in perfetto stile littorio, con tanto di portale sporgente, mattoncini a vista, balcone da comizio e asta per bandiera: per fortuna ci si fermò subito, come documenta la seconda foto, e si aspettò il restauro più ragionevole effettuato negli anni Settanta.


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