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13. Il borgo dei capannoni

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No, non abbiamo sbagliato foto: Via Conventino si presentava proprio così ancora nel 1990. In effetti tutta la parte mediana del borgo, compresa tra le vie Larga Castello e Sopra Castello, era stata interessata nella prima metà del Novecento dallo sviluppo industriale che ne sconvolse il profilo, originariamente fatto di basse case d'abitazione e piccoli cortili con l'immancabile pozzo.

Nella foto vediamo sulla destra alcuni capannoni della falegnameria ex Villani, la più grande del borgo, e sulla sinistra, dopo la centrale dell'Enel con la porta in primo piano, quelli della tipografia Bevilacqua, passata ai Lombardini. Furono questi ultimi a costruirli nel 1936, quando ricevettero un ordine colossale per la realizzazione dell'anagrafe completa di Buenos Aires. La Bevilacqua-Lombardini infatti non era solo tipografia, ma produceva tutto quanto serviva ai Comuni: dalle schede, schedari, armadi in legno per l'anagrafe, fino all'inchiostro, i pennini e i banchi di scuola. Su Via Conventino si affacciavano i laboratori meccanici per raccoglitori e mobili in ferro, compresa la verniciatura, e più tardi, dal 1960, vi si produssero le macchine punzonatrici e le targhette di zinco per stampare i dati di ciascun residente. Ma il mondo virtuale dei computer era ormai dietro l'angolo.

In azienda (stiamo tornando un po' indietro) erano impiegate parecchie donne, tra cui evidentemente qualcuna più giovane e carina, se un gruppetto di amici ci ha ricordato che da ragazzini salivano su un carretto lasciato in sosta sotto le finestre per sbirciarle di nascosto mentre lavoravano. Con gli anni Novanta si ricominciò a costruire case d'abitazione: la strada venne allargata, i capannoni abbattuti e le residue attività industriali trasferite nella nuova zona lontana dal paese.


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