|
La
prima foto mostra Via Falegnami interamente occupata dai capannoni
ex Villani, che erano stati i maggiori falegnami del borgo.
L'organizzazione era all'avanguardia, con decine di operai
distribuiti nei vari reparti (quelli a sinistra ricostruiti dopo
l'incendio del '41): essiccatoio, lavorazione a macchina, lavorazione
a banco per mettere insieme i serramenti. La
falegnameria realizzò portoni di gran pregio anche per
il Vaticano e l'Università Gregoriana. Molti comunque, più
semplicemente, venivano con il sacco a comprare i "ricci"
per accendere il fuoco.
Della
casa d'angolo sulla destra abbiamo anche una rara immagine dei
primi anni '20, quando Via Falegnami
si chiamava ancora Via Lazzaretto: gli scalini in fondo
portavano all'abitazione di Cesare detto al farmazéssta
perché eseguiva dei trasporti per il dott. Zarri, titolare
della farmacia incontrata all'ingresso del borgo. L'edificio con
accesso in Via Larga Castello appartenne poi ai Villani: il
proprietario dell'azienda Pavlén abitò al 9 A, lo zio
Vanén col figlio al 9, di cui rimane il portoncino originale
realizzato dalla falegnameria.
Lo
stabile di Pavlén era ricco di storia, essendo noto da secoli
come "Casa del Notaio" o del Governatore feudale. Ha le
due arcate del portico più alte delle altre e uno stemma,
recentemente riportato alla luce sulla porta, che non si sa bene a
che famiglia appartenesse. Sulla facciata anticamente si esponeva
anche la bandiera degli Isolani, a regolazione del mercato che sin
dal 1530, per concessione papale, cominciò a svolgersi al
mercoledì (come oggi!) lungo la via. Negli anni '50 del secolo
scorso, quasi per restare un po' in tema, il piano terra divenne
magazzino del monopolio statale di sali e tabacchi, gestito dalla zia
Néffa della famiglia Trombetti: vi confluivano anche le
sigarette confiscate per contrabbando da rivendere alle tabaccherie.
L'ultima sorpresa è tuttora nascosta sotto il pavimento:
una botola da cui si scende a un vano interrato con volta di
mattoni e ingresso molto basso e scomodo. Forse ai tempi del feudo
era una prigione, ma gli attuali proprietari, restauratala, ci fanno
invecchiare del buon vino.
|
|