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16. La rumba che viaggia

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Siamo negli anni Trenta e la vita del Castello tiene insieme tante cose diverse: qui è un gruppetto di bambini (ce n'era dappertutto, a ogni ora del giorno) che posa con i dipendenti delle industrie del borgo – tipografia Bevilacqua e falegnamerie Villani e Bolognesi – durante la pausa pranzo. Il Castello era sempre animato e tra le biciclette compariva talvolta anche un'auto: a proposito, che modello sarà?

Nella foto si vede bene anche la "Casa del Notaio" coi portici più alti, e in primo piano invece un'arcata più lunga delle altre. Lì, agli inizi del secolo scorso, al posto dell'attuale garage c'era un passaggio che portava a un cortile interno. Vi si trovavano l'osteria del Lalo e la bottega del battirame Arienti.

Il Lalo, o Mansueto Pezzoli come in realtà si chiamava, era un tipo estroso: quando non aveva gente, andava a dare una mano al vicino di cortile ad aggiustare pentole e fabbricare mestoli, inoltre sapeva suonare la chitarra e più avanti fu uno di quelli che facevano concertino col maestro Franco alla "Trattoria della Campana". Con la moglie Evelina formava un'ottima coppia di ballerini richiesta alle feste, anche quando lei diventò praticamente sorda. Comunque la sua osteria finì presto: un giorno, subito dopo la prima guerra, comprò incautamente dei conigli rubati e gliela fecero chiudere. I figli non erano interessati all'attività e lui diventò canapino. Osterie però non ne mancarono mai in paese, e lui, come tutti del resto, ne faceva il giro a piedi o in bicicletta annunciando per strada il suo passaggio: "La rumba che viaggia!". Ma oltre al vino e alla musica amava anche il Castello e ha lasciato per iscritto, cosa non da tutti a quei tempi, i suoi ricordi del borgo ai nipoti.


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