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La
prima foto è abbastanza recente, poco prima della
ristrutturazione, e ci mostra un mondo ormai diverso, dove le porte
sono tutte chiuse e le botteghe trasformate in garage.
Tra
le due guerre, al 7 A lavoravano Tugnén Romagnôl e la
moglie Virginiatta: lui dentro a vendere il carbone, lei coi banchi
sotto il portico a fare le arelle. Le
canne per le arelle arrivavano dalle valli qui intorno e lei le univa
facendo la treccia, poi le vendeva ai capomastri che le connettevano
alle travi per costruire i soffitti. Il carbone invece era quello
dolce, di legna: non serviva per riscaldamento, ma per cucinare
nei fornelli di ghisa. Era già un lusso e c'era chi ne
comprava un chilo o poco più portandolo a casa nella sporta.
Il
garage successivo ospitò nei primi decenni del Novecento
un'osteria di passaggio, solo diurna, che alla sera chiudeva. Molto
più tardi ci si trasferì Renato, il meccanico di bici e
motorini, e in anni più recenti il tappezziere.
Con
le porte sempre aperte, era normale per i bambini entrare e uscire
mentre giocavano. Il ripostiglio degli stecchi dietro l'ingresso del
n. 5 era l'ideale per nascondersi perché molto buio. La
Dilatta dal Magrén li sgridava per la confusione e aggiungeva
qualche minaccia, ma solo a parole. Gli stecchi venivano dallo scarto
della lavorazione della canapa e ogni famiglia della scala teneva il
suo sacco accanto a quello degli altri. Di fianco c'era la bugadarî,
la lavanderia che quasi ogni casa aveva a pianterreno: in un
angolo di mattoni e cemento era inserita la caldaia di ferro zincato,
con la canna fumaria che andava sul tetto. Le donne si mettevano
d'accordo per i turni e bruciavano gli stecchi per far bollire
l'acqua da passare attraverso la cenere e ottenere così la
liscivia, che rovinava tutte le mani (era la prima fase del bucato).
Una volta lavati con gran fatica, i panni venivano stesi anche
sotto i portici, coi cavalletti e i bastoni lunghi.
La
seconda foto, degli anni '30, ci porta invece in uno dei tanti
cortili interni col pozzo del borgo, ma non sappiamo esattamente
quale.
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