logo

img

17. La fatica delle donne

img
img img

La prima foto è abbastanza recente, poco prima della ristrutturazione, e ci mostra un mondo ormai diverso, dove le porte sono tutte chiuse e le botteghe trasformate in garage.

Tra le due guerre, al 7 A lavoravano Tugnén Romagnôl e la moglie Virginiatta: lui dentro a vendere il carbone, lei coi banchi sotto il portico a fare le arelle. Le canne per le arelle arrivavano dalle valli qui intorno e lei le univa facendo la treccia, poi le vendeva ai capomastri che le connettevano alle travi per costruire i soffitti. Il carbone invece era quello dolce, di legna: non serviva per riscaldamento, ma per cucinare nei fornelli di ghisa. Era già un lusso e c'era chi ne comprava un chilo o poco più portandolo a casa nella sporta.

Il garage successivo ospitò nei primi decenni del Novecento un'osteria di passaggio, solo diurna, che alla sera chiudeva. Molto più tardi ci si trasferì Renato, il meccanico di bici e motorini, e in anni più recenti il tappezziere.

Con le porte sempre aperte, era normale per i bambini entrare e uscire mentre giocavano. Il ripostiglio degli stecchi dietro l'ingresso del n. 5 era l'ideale per nascondersi perché molto buio. La Dilatta dal Magrén li sgridava per la confusione e aggiungeva qualche minaccia, ma solo a parole. Gli stecchi venivano dallo scarto della lavorazione della canapa e ogni famiglia della scala teneva il suo sacco accanto a quello degli altri. Di fianco c'era la bugadarî, la lavanderia che quasi ogni casa aveva a pianterreno: in un angolo di mattoni e cemento era inserita la caldaia di ferro zincato, con la canna fumaria che andava sul tetto. Le donne si mettevano d'accordo per i turni e bruciavano gli stecchi per far bollire l'acqua da passare attraverso la cenere e ottenere così la liscivia, che rovinava tutte le mani (era la prima fase del bucato). Una volta lavati con gran fatica, i panni venivano stesi anche sotto i portici, coi cavalletti e i bastoni lunghi.

La seconda foto, degli anni '30, ci porta invece in uno dei tanti cortili interni col pozzo del borgo, ma non sappiamo esattamente quale.


[ torna al percorso ]

vai alla home page