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Dopo
l'attuale garage del n. 1 (per quasi tutto il Novecento ci fu una
successione di falegnamerie, la specialità del borgo, a
partire dal Silvano Bolognesi della foto con la sega a ruota), la
porta con la grande lunetta portava a varie abitazioni, tra cui
quella del Lalo e sua moglie, che rimasero con la famiglia di un
figlio: Villo, barbiere con bottega sullo stradone, la moglie Jolanda
e quattro bambini piccoli. La Jolanda lavò e stirò a
lungo i panni per gli altri quando la Ióffa, ormai
vecchia, non ce la fece più. All'interno c'era, come altrove,
un cortiletto con pozzo e lavanderia, ma lei la si vedeva correre
avanti e indietro a prendere l'acqua alla fontana della piazza perché
più pulita. E' rimasto nella
memoria il bucato di 50 lenzuola, che fece insieme a una vicina di
casa.
L'ultima
porta prima di Via Ortazzo era la bottega di Antognétta la
magliaia. Anche questa era sempre aperta, così lei, mentre
lavorava, sapeva tutto quello che succedeva nella strada e in paese.
A volte in bottega ci teneva anche i bimbi (e qualche pulce, ma
nessuno ci faceva caso) a mo' di asilo.
C'era
continuità tra le case, il portico e la strada stessa, e anche
tra famiglie diverse o tra vecchi e giovani:
in Castello, come ci dice la seconda foto, c'era posto per tutti,
anche chi non era del borgo, come Lorenzo, impiegato al
consorzio, in giacca e cravatta e la sua bella bicicletta, o Anna, al
centro col figlioletto, che abitava sullo stradone ma aveva sposato
un nipote del Lalo. Di un appartamento lì dietro era invece la
nonnina col fazzoletto in testa e il lavoro in mano. La Vallì
poi, che tiene affettuosamente in braccio una bambina d'altri,
abitava alla "Trattoria della Campana" in quanto figlia del
maestro Franco e della Fernanda: sposerà dopo la guerra un
carabiniere che era venuto in servizio a Minerbio e col quale poi si
trasferì altrove. Lorenzo
ebbe un destino più sfortunato: si ammalò di lì
a poco e morì ancora giovane lasciando un figlio piccolo.
Nella foto sembrano mostrare tutti più dei loro anni,
ma era il 1942 e ci sorridono ancora.
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