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18. Un saluto dal 1942

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Dopo l'attuale garage del n. 1 (per quasi tutto il Novecento ci fu una successione di falegnamerie, la specialità del borgo, a partire dal Silvano Bolognesi della foto con la sega a ruota), la porta con la grande lunetta portava a varie abitazioni, tra cui quella del Lalo e sua moglie, che rimasero con la famiglia di un figlio: Villo, barbiere con bottega sullo stradone, la moglie Jolanda e quattro bambini piccoli. La Jolanda lavò e stirò a lungo i panni per gli altri quando la Ióffa, ormai vecchia, non ce la fece più. All'interno c'era, come altrove, un cortiletto con pozzo e lavanderia, ma lei la si vedeva correre avanti e indietro a prendere l'acqua alla fontana della piazza perché più pulita. E' rimasto nella memoria il bucato di 50 lenzuola, che fece insieme a una vicina di casa.

L'ultima porta prima di Via Ortazzo era la bottega di Antognétta la magliaia. Anche questa era sempre aperta, così lei, mentre lavorava, sapeva tutto quello che succedeva nella strada e in paese. A volte in bottega ci teneva anche i bimbi (e qualche pulce, ma nessuno ci faceva caso) a mo' di asilo.

C'era continuità tra le case, il portico e la strada stessa, e anche tra famiglie diverse o tra vecchi e giovani: in Castello, come ci dice la seconda foto, c'era posto per tutti, anche chi non era del borgo, come Lorenzo, impiegato al consorzio, in giacca e cravatta e la sua bella bicicletta, o Anna, al centro col figlioletto, che abitava sullo stradone ma aveva sposato un nipote del Lalo. Di un appartamento lì dietro era invece la nonnina col fazzoletto in testa e il lavoro in mano. La Vallì poi, che tiene affettuosamente in braccio una bambina d'altri, abitava alla "Trattoria della Campana" in quanto figlia del maestro Franco e della Fernanda: sposerà dopo la guerra un carabiniere che era venuto in servizio a Minerbio e col quale poi si trasferì altrove. Lorenzo ebbe un destino più sfortunato: si ammalò di lì a poco e morì ancora giovane lasciando un figlio piccolo. Nella foto sembrano mostrare tutti più dei loro anni, ma era il 1942 e ci sorridono ancora.


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