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Il
locale con la terza tenda delle foto precedenti è diventato,
in questa immagine di metà anni Trenta, la "Banca del
Monte di Bologna", di cui si intuisce la scritta, appena
subentrata alla farmacia che si era trasferita in piazza. La banca
fu di lì a poco oggetto di una rapina, di cui si parlò
per anni: i banditi arrivarono in Balilla, ci furono degli spari ma
nessun ferito. Sembra che un impiegato, in seguito promosso
direttore, si fosse rifiutato di consegnare i soldi, ma ugualmente
circolarono le cifre più fantasiose sull'entità del
bottino. La banca si spostò più tardi sullo stradone.
Sullo
stesso lato, l'ultima porta prima dell'Arco ospitava il lattaio, che
andava con un carretto a mano tenuto con un cinghione a tracolla a
prendere il latte nelle stalle. Raccontano che, se il contadino era
impegnato nei campi, si mettesse lui stesso a mungere le mucche. Di
norma però il latte gli veniva portato in bottega, dove poi
arrivavano i clienti col tegamino o il fiasco.
Le
porte sull'altro lato della strada erano occupate dagli uffici
della falegnameria di Luigi Bolognesi, una delle più
importanti del borgo, coi capannoni in Via Ortazzo, raggiungibili
attraverso il cortile sul retro. Era una falegnameria di pregio, con
veri ebanisti che costruivano mobili di alta qualità, anche
per la Banca d'Italia (i mobili partivano da Minerbio per Bologna col
treno, che passava al centro dello stradone, oggi strada
provinciale). Lui, uomo energico e capace ma dai modi burberi, coi
suoi sopracciglioni folti e neri incuteva un certo timore nei
bambini, che a buon conto giravano alla larga dal suo marciapiede.
La
foto ci mostra anche il quadrante dell'orologio ridipinto intorno
al 1920 coi segni zodiacali, e la pavimentazione della strada a
ciottoli regolari, che certo appare più in stile dell'attuale
asfalto.
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