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20. E dopo il pastificio, si gira!

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Via Sopra Castello è da sempre la seconda strada del borgo. Le case, quasi tutte senza portico, avevano sul lato destro, come oggi, giardini e orti sul retro, oltre i quali correva l'argine e il fossato di difesa. Il lato opposto, invece, nel Novecento fu occupato dai capannoni industriali di Bolognesi, Villani, Lombardini: faceva eccezione solo la stalla Gaiani di proprietà Isolani. Inoltre la strada non aveva lo sbocco attuale verso l'esterno, essendo chiusa a Ovest da un orto (da cui il nome di Via Ortazzo) e quindi dalla solita fossa.

La bella casa della foto – ripresa da un cantiere di fine secolo – fu acquistata da un ramo della famiglia Zanetti, la stessa della salumeria in Via del Borgo, e dal 1925 fu, oltre che abitazione, sede di un pastificio all'ingrosso. Lo fondò Tancredi, al ritorno, come aviatore, dalla campagna di Libia del neonato regime. Al piano terra, al posto dell'attuale ristorante, mise i torchi, gli stampi e le presse, al primo piano l'essiccatoio con centinaia di telai per la pasta, all'ultimo il granaio per le materie prime. Tancredi era ingegnoso: brevettò anche un modello di torchio con incorporato lo stampo, lo ZA.TI, dove ZA sta per Zanetti. Più difficoltà ebbe agli inizi della seconda guerra, quando il grano cominciò a scarseggiare e si pensò di mischiarlo con ortiche seccate: nonostante la fame, il prodotto autarchico non ebbe successo. Morto precocemente lui, finì anche il pastificio, coi telai passati nel 1946 al concorrente Bertagni e i macchinari svenduti a peso di ferro.

Il granaio però tenne in serbo per trent'anni, mentre le antiche travature si coprivano di ragnatele, una nuova sorpresa: Ferdinando Orlandi, marito della nipote di Tancredi, lo fece vedere all'amico Pupi Avati, che ci girò alcune scene di uno dei suoi primi film, del genere horror padano: "La casa dalle finestre che ridono". Ferdinando stesso, un tipo dalle mille iniziative, recitava nella parte del maresciallo. Fece anche altri film e fu amico di registi e attori (due nomi per tutti: Walter Chiari e Tognazzi), che ospitava a casa oppure, dopo che lo aprì, nel ristorante a fianco. Il granaio restaurato fu poi per parecchi anni un'elegante galleria d'arte, prima di tornare, com'è oggi, semplice soffitta.


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