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Nella
casa anticamente dotata di portico ad archi, come testimoniano le
tracce rimaste, si svolse una delle attività più
strettamente legate al mondo contadino: quella del bottaio. Fu
Nanti Fanén a cominciare nel primo dopoguerra e il figlio Gino
a continuare fin dentro gli anni Cinquanta, quando i contadini
si diradarono e comparvero le prime botti in cemento (ohibò).
Abitavano al primo piano e
utilizzavano come bottega i locali derivati da un'ex stalla a destra
della porta, e poi, quando chiuse l'osteria di Vizinzòn, anche
quello a sinistra come deposito per le consegne.
In
realtà gran parte del lavoro lo svolgevano lungo la strada,
che occupavano tranquillamente insieme agli operai, tra cui
all'occorrenza il Lalo tuttofare. Quando
cerchiavano le botti, tutto il Castello risuonava dei loro colpi, ma
producevano anche tini, mastelli per bucato, e gli attrezzi stessi
che usavano. I nipoti di Nanti, che fanno tutt'altri mestieri, hanno
conservato come cimeli gli arnesi che vedete nelle foto e ce
ne hanno mostrata con orgoglio la sapiente fattura, compreso il
marchio MF – Minelli Ferdinando, il nome vero – con cui
apponevano alla fine il loro sigillo di qualità.
Oltre
a costruire le botti, andavano a casa dei contadini a ripulirle,
staccando la crosta che si formava all'interno con uno speciale
zappettino. Era un lavoraccio duro, da minatori, perché
dovevano entrare per un portellino nella botte e, rannicchiati
dentro, dare migliaia di colpi uno vicino all'altro. Ogni tanto
mettevano fuori la faccia piena di polvere e sudore per respirare un
po'. La "crosta" era in
realtà il tartaro che veniva raccolto e rivenduto. Era infatti
uno dei metodi più antichi per ottenere l'acido tartarico, che
tra gli altri impieghi rendeva frizzante l'acqua: una bustina da
versare nella bottiglia più una di bicarbonato, tappare
subito e dopo due minuti ecco l'acqua con le bollicine pronta da
bere. Nanti era capace di trattare per un'intera giornata,
compresa la pausa pranzo, col mediatore che veniva a ritirare
quintali di tartaro, pur di spuntare una lira in più sul
prezzo. Anche in questo sicuramente era un vero "mastro
bottaio".
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