logo

img

21. Mastro bottaio

img
IMG
IMG

Nella casa anticamente dotata di portico ad archi, come testimoniano le tracce rimaste, si svolse una delle attività più strettamente legate al mondo contadino: quella del bottaio. Fu Nanti Fanén a cominciare nel primo dopoguerra e il figlio Gino a continuare fin dentro gli anni Cinquanta, quando i contadini si diradarono e comparvero le prime botti in cemento (ohibò). Abitavano al primo piano e utilizzavano come bottega i locali derivati da un'ex stalla a destra della porta, e poi, quando chiuse l'osteria di Vizinzòn, anche quello a sinistra come deposito per le consegne.

In realtà gran parte del lavoro lo svolgevano lungo la strada, che occupavano tranquillamente insieme agli operai, tra cui all'occorrenza il Lalo tuttofare. Quando cerchiavano le botti, tutto il Castello risuonava dei loro colpi, ma producevano anche tini, mastelli per bucato, e gli attrezzi stessi che usavano. I nipoti di Nanti, che fanno tutt'altri mestieri, hanno conservato come cimeli gli arnesi che vedete nelle foto e ce ne hanno mostrata con orgoglio la sapiente fattura, compreso il marchio MF – Minelli Ferdinando, il nome vero – con cui apponevano alla fine il loro sigillo di qualità.

Oltre a costruire le botti, andavano a casa dei contadini a ripulirle, staccando la crosta che si formava all'interno con uno speciale zappettino. Era un lavoraccio duro, da minatori, perché dovevano entrare per un portellino nella botte e, rannicchiati dentro, dare migliaia di colpi uno vicino all'altro. Ogni tanto mettevano fuori la faccia piena di polvere e sudore per respirare un po'. La "crosta" era in realtà il tartaro che veniva raccolto e rivenduto. Era infatti uno dei metodi più antichi per ottenere l'acido tartarico, che tra gli altri impieghi rendeva frizzante l'acqua: una bustina da versare nella bottiglia più una di bicarbonato, tappare subito e dopo due minuti ecco l'acqua con le bollicine pronta da bere. Nanti era capace di trattare per un'intera giornata, compresa la pausa pranzo, col mediatore che veniva a ritirare quintali di tartaro, pur di spuntare una lira in più sul prezzo. Anche in questo sicuramente era un vero "mastro bottaio".


[ torna al percorso ]

vai alla home page