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22. Il pane dei poveri

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La nuova apertura del mondo contadino verso gli sviluppi industriali è ben rappresentata dalle prime trebbiatrici, scavezzatrici e gramolatrici che in Castello furono introdotte da Felice Zuffi sin dagli ultimi anni dell'Ottocento. Azionate da una macchina a vapore, erano utilizzate, le prime per il grano in luglio, le altre per la canapa il mese dopo. Felice e i suoi discendenti (l'azienda proseguì per quasi un secolo, meritandosi la medaglia d'oro dell'Associazione Trebbiatori della provincia) acquistarono nel tempo anche trattori e altri macchinari con cui lavoravano i campi per conto terzi. Mantenevano però la stalla per il cavallo, per andare a Bologna col calesse. Nell'ampio spazio intorno alla casa trovava posto anche un'officina, dove venivano costruiti i pezzi di ricambio necessari.

I contadini arrivavano con le mucche per portare le macchine necessarie, compresa quella a vapore, nei cortili dove avevano ammassato le spighe di grano o la canapa macera, mentre gli Zuffi fornivano i tecnici e gli operai, uomini e donne, e anche una cuoca che faceva da mangiare all'aperto per tutti (ma i macchinisti, più privilegiati, pranzavano in casa del contadino). Nella rara foto degli anni '20, Felice è con la sua macchina in un momento di pausa.

Per quanto riguarda il grano, finito il periodo dei lavori presso i contadini, la prima domenica libera si montavano dietro casa macchina a vapore e trebbiatrice e si trebbiava gratis per gli spigolatori. Questi erano i più poveri, che avevano il diritto di andare nei campi dopo la mietitura a raccogliere le spighe cadute. Ognuno arrivava col carretto, aspettava il suo turno e se ne tornava a casa col suo prezioso sacco di chicchi di grano, che al mulino sarebbero diventati farina e a casa pane. Tutti ricordano la grande gioia che gli si leggeva in viso.


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