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La
nuova apertura del mondo contadino verso gli sviluppi industriali è
ben rappresentata dalle prime trebbiatrici, scavezzatrici e
gramolatrici che in Castello furono introdotte da Felice Zuffi sin
dagli ultimi anni dell'Ottocento. Azionate da una macchina a
vapore, erano utilizzate, le prime per il grano in luglio, le
altre per la canapa il mese dopo. Felice
e i suoi discendenti (l'azienda proseguì per quasi un secolo,
meritandosi la medaglia d'oro dell'Associazione Trebbiatori della
provincia) acquistarono nel tempo anche trattori e altri macchinari
con cui lavoravano i campi per conto terzi. Mantenevano però
la stalla per il cavallo, per andare a Bologna col calesse.
Nell'ampio spazio intorno alla casa trovava posto anche un'officina,
dove venivano costruiti i pezzi di ricambio necessari.
I
contadini arrivavano con le mucche per portare le macchine
necessarie, compresa quella a vapore, nei cortili dove avevano
ammassato le spighe di grano o la canapa macera, mentre gli Zuffi
fornivano i tecnici e gli operai, uomini e donne, e anche una cuoca
che faceva da mangiare all'aperto per tutti (ma i macchinisti, più
privilegiati, pranzavano in casa del contadino). Nella rara foto
degli anni '20, Felice è con la sua macchina in un momento di
pausa.
Per
quanto riguarda il grano, finito il periodo dei lavori presso i
contadini, la prima domenica libera si montavano dietro casa macchina
a vapore e trebbiatrice e si trebbiava gratis per gli spigolatori.
Questi erano i più poveri, che avevano il diritto di
andare nei campi dopo la mietitura a raccogliere le spighe
cadute. Ognuno arrivava col carretto, aspettava il suo turno e se ne
tornava a casa col suo prezioso sacco di chicchi di grano, che al
mulino sarebbero diventati farina e a casa pane. Tutti ricordano la
grande gioia che gli si leggeva in viso.
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