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L'ultima
tappa del nostro percorso ci riporta al Castello industriale in via
di dismissione e interamente tornato alla sua funzione abitativa solo
alla fine del secolo scorso. In primo piano nella foto c'è il
capannone dell'ex falegnameria Villani, ad angolo con una Via
Conventino molto più stretta dell'attuale; al posto del
cancello a destra, lo stesso della targa precedente, oggi ci sono dei
paracarri: allora delimitava la proprietà Lombardini chiudendo
la strada, e serviva da accesso alla tipografia-officina.
Nel
cortile interno inoltre, girando in fondo a destra, aveva trovato
posto un ampliamento dell'officina meccanica per la produzione di
soprassuole per trattori a cingoli. Qui
però, grazie alla presenza di un maestro d'ascia tra i
dipendenti e alla passione nautica del proprietario,
vennero realizzate anche alcune grosse barche – a Minerbio! – tra
cui un cutter di 18 metri, che venne portato al mare con grande
fatica e la scorta della polizia stradale.
Ai
tempi della piena attività, comunque, il cancello era sempre
aperto e ancora nei primi anni '60 ne uscivano una o due volte al
giorno, col triciclo a pedali, i pacchi dei volumi che venivano
portati in posta e poi spediti ai Comuni di tutta Italia: lo
spingeva il Lalo, che aveva già doppiato gli ottant'anni ma
era ancora forte e vigoroso come una volta e trovava sempre
qualcosa da fare. Non per niente
chiamava sé stesso "la rumba che viaggia". Poi un
giorno, quasi in vista dei novanta, disse che cominciava a sentirsi
stanco e si avvilì fino a morirne. Il borgo si era in parte
trasformato durante la sua esistenza, ma ai suoi nipoti, e a noi,
lasciò la raccomandazione di continuare a voler bene al
Castello, un piccolo mondo dove vivere.
Arrivederci!
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