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6. Si lavora (e si chiacchiera) all'aperto

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Lo direste? Siamo nel 1905 e il sagrato delle chiesine, non ancora recintato, faceva da piazzetta e in certi casi persino da laboratorio artigianale. Qui è il falegname Silvano Bolognesi, cugino del Bolognesi di Via del Borgo, impegnato con la sega circolare a mano davanti all'Oratorio dell'Annunziata, benché avesse anche una sua modesta bottega sotto il portico dal lato opposto della via. Certo che dalla foto non emergono troppe preoccupazioni di sicurezza e lavoro minorile. Oltretutto il bimbo seduto sul ripiano accanto a un giovane operaio era il figlioletto Gaetano. Il mestiere però lo si imparava bene e il ragazzino a sinistra, Nino Zamboni, sarà capostipite di un'altra famiglia di falegnami, tuttora esistente a Minerbio.

L'altra immagine ci mostra, dopo l'inferriata, uno scorcio di Via Larga Castello. E' la strada principale e più caratteristica del borgo, da sempre fiancheggiata da portici che erano il prolungamento "sociale" delle povere case, per lo più di proprietà dell'antica famiglia feudataria: sotto il portico le donne lavoravano, i bambini giocavano, e alla sera tutti uscivano a chiacchierare. A piano terra non c'erano abitazioni, ma solo cantine (le case non avevano fondamenta interrate) e botteghe. L'immagine però è più recente, poco prima che cominciassero le ristrutturazioni di fine anni '80, e la via ci appare lontana dall'atmosfera vivace di un tempo, come provasse un po' di tristezza, con tutta la sua storia, di ritrovarsi lì a fare da garage...


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