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Lo
spazio aperto che segue, fiancheggiato da quattro vetusti tigli, è
sempre stato l'ingresso alla Villa, che nel Cinquecento gli Isolani
aggiunsero al precedente palazzo-fortezza, insieme alla splendida
Colombaia. Allora il cancello sulla strada non esisteva. Il
legame storico tra il nostro Castello e il complesso della Rocca è
qui anche visivamente percepibile. La Villa fu abitata dai
proprietari fino agli anni Trenta, ben oltre la cartolina che
presentiamo, timbrata 1901. Le due rampe ai lati della facciata
permettevano di arrivare al salone del piano nobile senza
neppure scendere da cavallo.
Al
suo fianco, la Colombaia, ora chiusa, ospitava nelle cellette di
mattoni tremila piccioni. Quelli che vedete ancor oggi
volteggiarle intorno sono i loro discendenti. I bambini si
divertivano a salire di nascosto fino in cima (dentro c'è una
rampa elicoidale di legno molto bella) per guardare Minerbio dal suo
punto più alto, almeno dopo la distruzione del campanile.
Durante
l'ultimo anno di guerra, tra il '44 e il '45, i soldati tedeschi si
erano accampati al piano terra della Villa, un'ampia e originale
struttura a pilastri e volte, che oggi viene usata come ristorante
durante la Sagra Settembrina. Qui, sulle pareti di intonaco
bianco, hanno lasciato molti disegni a carbone con scritte in
tedesco ancora leggibili. Quella di un giovane dice: "Oh se
fossi nato vent'anni più tardi!". Ai piani superiori
invece (sembra un paradosso!) erano alloggiate numerose famiglie di
sfollati, scappati da Bologna specie dopo i bombardamenti del '43.
Sfollati ce n'erano dappertutto, anche nella Rocca e nelle più
umili case del borgo. In alcuni casi si dormiva in sette o otto per
stanza, senza neppure i letti, coprendosi con i mantelli. Pure
mangiare era un problema, ma la solidarietà era davvero tanta.
Il 20 aprile 1945, prima di ritirarsi, i tedeschi minarono il
campanile della parrocchiale e lo fecero saltare. Poi finalmente
venne la pace.
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